giovedì 19 febbraio 2009

SENERCHIA 1980------IL RITORNO



















































Il viaggio di ritorno da Senerchia è stato forse più traumatico essendo stato testimone oculare di uno di quegli avvenimenti tragici che lasciano segni indelebili nella propria esistenza.Nei primi giorni del terremoto si andò formando una complessa gara di solidarietà che spinse migliaia di volontari, soprattuto giovani, provenienti da tutta Italia a raggiungere i paesini più disastrati per portare soccorso e generi di prima necessità, operando nel caos più totale.Per quanto mi riguarda ebbi non poche difficoltà con le autorità portuali nell'ottenimento della documentazione necessaria per l'imbarco da Palermo. Vi era una forte richiesta di roulotte e svariati giovani, come me, erano partiti da tutte le regioni per portare i loro mezzi nei centri terremotati.Quello che sto per narrare è la tragica storia di uno di loro.Era tempo di lasciare Senerchia e i suoi orrori.Dovevamo ripartire per raggiungere Napoli dove ci saremmo imbarcati sulla nave per Palermo.La pioggia si faceva sempre più violenta. Diedi uno sguardo a quello che rimaneva della strada in ripida discesa che di li a poco avremmo affrontato per raggiungere la ss.91 Mi metto al volante, avvio l'auto e con molta cautela affronto lentamente la discesa. Percorro qualche centinaio di metri quando la macchina incomincia improvvisamente a scivolare sul sottile strato di ghiaccio che si era formato sull'asfalto. Tocco leggermente i freni, ingrano la marcia inferiore per rallentare il più possibile l'andatura ma inutilmente.La vettura comincia a sbandare paurosamente.Non posso fare altro che cercare di mantenerla il più possibile al centro della carreggiata.Eravamo consapevoli di quello che si sarebbe potuto verificare da un momento all'altro ma non ci siamo fatti prendere dal panico.Se l'auto avesse deviato a destra saremmo andati a finire nel vuoto di un profondo canalone, a sinistra saremmo andati a sbattere sulla fiancata rocciosa della collina. L'auto continuava la sua folle corsa scivolando sulle lastre di ghiaccio.A volte sbandava a sinistra altre a destra.Quando tutto sembrava perduto, la ruota sinistra della macchina urta violentemente un grosso masso posto al centro della strada causando una brusca sterzata a sinistra e l'auto senza alcun controllo infila una delle rare e strette trazzere usate di solito dai contadini, restando incastrati ma incolumi. Anche in questa comica situazione ci viene in aiuto un agente della forestale che con il suo fuoristrada ci toglie da quella scomoda posizione rimettendoci sulla strada.Rivolgiamo un sentito ringraziamento al Padre Eterno per lo scampato pericolo e con la massima attenzione ci rimettiamo in marcia e senza altri incidenti raggiungiamo la ss. 91. Dopo qualche chilometro imbocchiamo la Salerno-Napoli intasata da un intenso traffico veicolare sulle due carreggiate.La pioggia incessante si costringe ad avanzare lentamente. Percorsi pochi chilometri, in prossimità di una larga piazzola notiamo una macchina capovolta sul ciglio della carreggiata opposta.Rallentiamo dando un fuggevole sguardo ritenendo l'incidente uno dei tanti a cui ci siamo imbattuti durante il nostro percorso. Avremmo continuato la corsa se il militare che fungeva da scorta non mi avesse bfatto notare un corpo umano disteso accanto alla macchina. Blocco l'auto sulla corsia di emergenza. Il traffico era intenso sulle due corsie. Attraversarle era estremamente rischioso, ma affidandomi alla mia buana sorte che sino ad allora mi aveva protetto, attraverso la carreggiata.Riesco ad evitare le auto che sfrecciavano a velocità folle nonostante la pioggia e raggiungo la zona dell'incidente. Il corpo disteso era quello di un giovane la cui età non superava i quaranta anni, la posizione del corpo non era scomposta bensì disteso supino come se dormisse. Le braccia aderenti al corpo, il viso cosparso da una barba non rasata da giorni. Gli occhi erano aperti ma non spenti, la corporatura snella. Non notavo ferite apparenti ma a tratti sulla bocca si formava una bolla di saliva mista a sangue. Era evidente che aveva una forte difficoltà nella respirazione. Volevo aiutarlo ma non osavo toccarlo. Mi inginocchio accanto, appoggio la mano sulla sua fronte per fargli sentire la mia vicinanza.Mi faccio portare il telo cerato del carrello con il quale copro il corpo inzuppato dalla pioggia. Stringo delicatamente la sua mano sinistra ma era gelida. Ho cercato di agevolare la respirazione liberando la bocca da quel miscuglio di muco e sangue. I miei amici intanto si adoperavano a bloccare una delle tante ambulanze che sfrecciavano a sirene spiegate per raggiungere il luogo di altri incidenti. Intanto continuavo ad eliminare muco dalla bocca non appena la respirazione cessava. Il militare dopo tanti tentativi riesce a bloccare un'ambulanza della croce verde. Il medico e l'infermiere resosi conto delle gravissime ferite, con la massima cautela caricano quel corpo martoriato e partono per l'ospedale di Salerno non prima di avermi rassicurato che se non avessi operato come avevo fatto quel giovane sarebbe senz'altro già morto per soffocamento. Subito dopo arriva la polizia stradale. Un agente raccoglie dall'auto i documenti personali del povero giovane. Dal poliziotto vengo a sapere il cognome ed il luogo di provenienza, Biella. Raggiunsi Palermo ma la visione di quel giovane era sempre presente e viva.Non riuscivo ad avere notizie nonostante le diverse telefonate fatte sia agli ospedali di Salerno che a quelli di Napoli. Infine decido di telefonare a Biella contattando le persone con quel cognome.
Alla dodicesima telefonata mi risponde una persona anziana. Stavo spiegando cosa volessi sapere quando la signora scoppia a piangere e tra un singhiozzo e l'altro mi riferisce che quel giovane era suo figlio, sposato con una bambina, partito da Biella in macchina con una roulotte al traino da consegnare ai terremotati dell'Irpinia. Che inizialmente era stato portato all'ospedale di Salerno ma date le gravissime ferite riscontrate i medici hanno ritenuto opportuno trasferirlo all'ospedale di Napoli dove è morto qualche giorno dopo. Mi disse inoltre che aveva saputo di una persona rimasta accanto al figlio morente aiutandolo a vivere qualche giorno in più. Ho espresso qualche parola di conforto ma mi è mancato il coraggio di dire che quel giovane ero io.Ancora oggi ricordo il pianto straziante di quella madre distrutta dal dolore per avere perso un giovane figlio generoso ed altruista sino all'estremo sacrificio di cui le cronache del tempo non hanno dedicato neanche un trafiletto. Questi sono i veri eroi il cui ricordo rimarrà sempre vivo nella memoria delle persone che hanno avuto la fortuna di incontrare durante il percorso della propria esistenza.

2 commenti:

  1. ancora una volta sei riuscito a mettermi i brividi. grazie zio

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  2. ancora una volta sei riuscito a mettermi i brividi. grazie zio

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